Quando l’ego si mette in mezzo
- Nicola Arnese
- 3 giorni fa
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In azienda si parla spesso di “fare network”. Di costruire relazioni, tessere connessioni, ampliare il raggio d’azione. Tutto giusto.
Ma poi, nella vita vera, come funziona?
Funziona che, se non stai attento, ti si infila in mezzo l’ego.
L’ego non fa rumore. Entra piano, si siede accanto a te nelle riunioni, ti accompagna nelle call, ti detta il tono nelle email. Non si fa notare, ma guida molto.
Decide con chi parli, come ascolti, cosa dici. E soprattutto: perché lo fai.
Prendiamo Paolo.
Paolo è uno che si è fatto il nome. Sa le cose, lavora tanto, parla sicuro. Lo stimano in tanti. Però c’ha questa cosa: se non sei “al suo livello”, lui ti passa accanto come l’ascensore che va dritto al piano dirigenziale. Cortese, ma freddo.
Un giorno gli arriva un messaggio. È di Alice, nuova assunta. Ha un ruolo junior, è curiosa, vuole capire meglio un processo. Gli scrive con gentilezza, gli chiede una mano.
Paolo legge. E non risponde. Troppo da fare, troppe priorità. E poi, dai, che vuoi che ne capisca una nuova?
Due mesi dopo, Paolo si trova con l’acqua alla gola. Un cliente importante cambia sistema, bisogna rivedere tutto. Urge qualcuno che conosca i nuovi passaggi.
E chi li ha seguiti dall’inizio, testati, migliorati?
Alice.
Solo che ora scriverle non è così semplice. Quel messaggio lasciato lì, in sospeso, pesa. Come una porta chiusa a metà.
Ecco, le relazioni non si costruiscono quando servono, si costruiscono prima. Come i ponti.
Se aspetti il giorno della piena, è troppo tardi.
L’ego ti fa credere che puoi scegliere chi conta. Ma le persone non sono pedine. E i ruoli, quelli cambiano.
Oggi sembra secondario, domani ti salva il progetto.
Fare network non è raccogliere contatti, non è fare i simpatici coi capi, non è partecipare ai meeting giusti.
È qualcosa di più silenzioso, e più vero: stare in relazione. Con rispetto. Con ascolto. Con la voglia sincera di capire chi hai davanti.
Ogni volta che ignoriamo qualcuno solo perché “non ci serve”, stiamo mandando un messaggio anche a noi stessi: che valiamo solo se escludiamo. Ma questa non è forza. È difesa.
Un network sano è fatto di ponti costruiti quando non c’è urgenza.
È lì che si vede la qualità di una connessione: nella libertà di chiedere, ma anche nella libertà di offrire, senza dover brillare.
Paolo, alla fine, ad Alice scrive. Le dice che avrebbe voluto rispondere prima. Che ha sbagliato.
Lei lo aiuta, senza fare storie. Gentile, come prima. Ma qualcosa si è perso. E forse, per la prossima volta, Paolo se lo ricorderà.
A volte, in azienda, l’ostacolo più grande alle relazioni non è la mancanza di tempo, ma l’ego. Imparare a riconoscerlo può fare la differenza.Prenota una sessione iniziale gratuita e senza impegno per esplorare i tuoi obiettivi, capire come il coaching può aiutarti, ed eventualmente accedere a un ciclo di coaching pro bono con me, Nicola Arnese.
Nicola offre queste sessioni nei suoi momenti liberi, così da non creare conflitti con altri impegni professionali. Potrebbe essere necessaria una certa flessibilità nella pianificazione.